Il Samurai è la
prima figura che ci riporta alla mente la cultura orientale.
Paragonarlo al guerriero feudale sarebbe diminutivo, perché il
Samurai possedeva un’ideologia particolare, che gli impediva di
uscire dagli schemi e di comportarsi senza onore. Anzi,
l’onore
era il suo caposaldo, il suo obiettivo di vita. Ci sono
molti principi che regolano la vita, ma in quella dei Samurai quelle di
base erano poche e ben precise. Erano scritte in un codice etico
chiamato Bushi-Do (Bushi=Guerriero e Do=Via nel
senso di "Cammino
migliore da seguire per perseguire un obiettivo, anche di vita";
il termine Do
corrisponde al cinese Tao, da
cui ha le radici il Taoismo). Il Bushi-Do non
regolava soltanto il comportamento sul campo di battaglia, ma anche
l’etichetta all’interno del clan e nei confronti del capo.
I suoi principi, infatti, si ispiravano ai dettami del Buddismo,
del Confucianesimo e dello Zen.
Dai principi del Samurai in modo naturale sono derivati quelli
che
Sakugawa Teruya Kanga ha scritto
per il Karate nel Dojo Kun e
Funakoshi Gichin nel Niju Kun.
Le Regole del Luogo
dove si segue la Via (Dō
= Via, Jo = Luogo,Kun = Regola)
Dojo
Kun calligrafato dal M° Nakayama Masatoshi
Hitotsu! Jinkaku kansei ni
tsutomuru koto Cerca di migliorare il carattere 人格完成に努むること
Hitotsu! Makoto no michi o mamoru
koto Percorri la via della sincerità 誠の道を守ること
Hitotsu! Doryoku no seishin o
yashinau koto Rafforza instancabilmente lo spirito 努力の精神を養うこと
Hitotsu! Reigi o omonzuru koto Osserva un comportamento impeccabile 礼儀を重んずること
Hitotsu! Kekki no yu o imashimuru
koto Acquisisci l'autocontrollo 血気の勇を戒むること
Ascolta la pronuncia del Dojo Kun dal
M° Kanazawa Hirokazu
Il Karate
è Via per migliorare il carattere (Ricerca
la perfezione del tuo carattere).
Questa prima regola sottolinea l'importanza
dell'equilibrio nell'uomo. L'esercizio
marziale non
coinvolge esclusivamente il corpo: il praticante
deve osservare con spirito critico in tutte le
situazioni quotidiane che ostacolano il
perfezionamento di sé stesso e deve affrontare le
asperità interiori con lo stesso vigore con cui
intraprende l'esercizio fisico che gli consente di
affrontare le difficoltà esterne, lo spirito vigile
e analitico deve guidarlo in tutte le situazioni
della vita: confusione, pregiudizio, presunzione,
egoismo,
sopravvalutazione di se stessi, ingiustizia,
autocommiserazione e sentimenti incontrollati
ostacolano il progresso sulla Via. Imparare a
gestire la propria interiorità, al contrario, aiuta
a raggiungere l'equilibrio e a vivere un'esperienza
enormemente appagante, se per altro l'allenamento
fisico, con l'avanzare degli anni, conosce
necessariamente delle limitazioni, lo spirito,
invece, deve e può essere perfezionato fino alla
morte.
Il Karate
è Via di sincerità (Difendi le vie della
verità).
Questa regola si esprime nella condotta di vita
dell'uomo e nella disponibilità a riconoscere il
giusto rapporto tra se stessi e ciò che si ha
attorno, presupposto fondamentale per costruire
giuste e rette relazioni con le altre persone. Un
rapporto proficuo si instaura solo se l'individuo è
capace di contemperare le proprie pretese personali
con la dedizione e l'apertura verso gli altri, se
questo equilibrio viene messo a repentaglio da un
comportamento egoistico o superficiale, la
comunicazione è soffocata; laddove si pretende più
di quanto si dà o si avallano pretese superiori a
quanto si è disposti a corrispondere o si promette
molto e si mantiene poco, si suscita l'indignazione
di quanti si trovano a dover compensare lo
squilibrio insorto con un sacrificio superiore al
giusto. L'equilibrio tra la pretesa e la
disponibilità è il fondamento dello spirito del
Budo:
solo nella verità l'uomo è libero, la pratica di
questo principio rende consapevoli, umili e giusti.
Il Karate
è Via per rafforzare la costanza dello spirito
(Cura il tuo spirito di ambizione).
Questa regola si riferisce alla realizzazione
dell'uomo in relazione ai suoi obiettivi di vita,
essa è intimamente connessa ai primi due principi in
quanto qualsiasi obiettivo richiede un'analisi
approfondita e matura; il progresso, nel Budo, può
essere conseguito solo attraverso regolarità e
costanza nell'esercizio. Le arti marziali possono
essere apprese solo con l'autodisciplina, la
costanza e la perseveranza, la disciplina è la base
di ogni progresso. Se tale regola non viene
rispettata dagli allievi, qualsiasi sforzo di
miglioramento è vano.
Si frequenta un
Dōjō
perché si ha uno scopo, ma bisogna assumere la
giusta condotta, l'ambizione di nuovi obiettivi, in
sé e per sé, non è una forza positiva, lo diventa
solo se associata ad un comportamento maturo, al
senso della misura e alla conoscenza.
Il Karate
è Via di rispetto universale (Onora i
principi dell'etichetta).
Questa regola si riferisce alle norme
comportamentali che vanno conservate se si vuol
capire gli altri ed essere accettati. La giusta
condotta rende l'individuo degno di fede, aperto e
semplice, rende possibile la comunicazione con gli
altri e contribuisce a mantenere l'armonia nelle
relazioni interpersonali. L'etichetta consiste nella
forma comportamentale attraverso la quale una
persona comunica ad un'altra di essere disponibile
ad un contatto aperto; senza le buone maniere la
franchezza si tramuta in grossolanità, il coraggio
in rifiuto, l'umiltà in sottomissione, il rispetto
in
servilismo
e la cautela in timore: l'etichetta provvede a
mantenere la pace e l'armonia tra le persone.
Nelle arti marziali l'etichetta trova espressione
nei principi enunciati da
Funakoshi:
Senza cortesia viene meno il valore del Karate
e il Karate inizia
col saluto e finisce col
saluto.
Egli definì cortesia e rispetto le basi di ogni
educazione ed il saluto il loro simbolo più
importante. A livello avanzato tutti conoscono
l'importanza del saluto; i praticanti che lo
oltraggiano con la propria negligenza si dimostrano
immodesti, egoisti e incapaci di adattamento: il
modo in cui si effettua il saluto è specchio di sé,
i modi sbagliati non sono sempre voluti,
rappresentano solitamente una reazione naturale di
protezione e timidezza, una maschera. Per questo
nelle arti marziali l'etichetta non è solo forma, ma
vera e propria via per la ricerca della verità
interiore, poiché la pratica impone che la persona
osservi e valuti correttamente il proprio
comportamento nei confronti degli altri e di sé
stesso.
Il Karate
è Via per acquisire autocontrollo (Rinuncia
alla violenza).
Questo principio coinvolge la condotta che porta
alla formazione di un carattere degno dell'essere
umano ed alla sua convivenza con gli altri. Nel
mondo animale i modelli comportamentali sono
istintivi e servono proprio alla conservazione della
specie, l'uomo può forgiare tali modelli grazie al
proprio
intelletto
ed alla propria conoscenza, controllando la misura
delle proprie azioni. L'elaborazione di questo
concetto porta alla rinuncia della violenza fisica
ed allo stesso tempo definisce tutte le forme di
ricorso alla violenza quali indegne dell'uomo.
Nel Budo, e in particolare nel Karate, si ricercano
l'autocontrollo e la gestione del comportamento; se
i praticanti di livello avanzato, capaci di arrecare
ferite gravi, impiegassero le proprie capacità come
strumenti di supremazia nei confronti delle altre
persone, costituirebbero un pericolo per la società
e sarebbero sostanzialmente indegni come individui.
Quando Funakoshi dice: nel Karate non c'è chi
attacca per primo intende dire che l'uomo in
quanto essere dotato di intelletto ha la capacità di
trovare le vie della non violenza se affronta le
situazioni controllando il proprio io. Il Karate è
un'arte di autoperfezionamento e, per raggiungere
questo obiettivo, è necessario comprendere a fondo
tale principio. La soluzione violenta dei problemi
interpersonali è esecrabile e non consente una
convivenza serena. L'esperienza secolare mostra che,
per eccellere nelle arti marziali, il Dōjō
Kun deve
accompagnare la preparazione dei praticanti,
indipendentemente dal livello, essi devono
sottoporre il loro comportamento a regolari
raffronti con il Dōjō Dun, che è un parametro di
apprendimento nel corso dell'allenamento ma anche
uno specchio dell'atteggiamento del singolo in
relazione alla comunità. Il Dōjō Kun riflette la
proporzione tra giusto e sbagliato nel comportamento
personale, instaura l'equilibrio tra dare e avere ed
impone il giusto rapporto tra pretesa e
disponibilità.
Fonte Wikipedia
Niju Kun, i 20
concetti fondamentali
dello spirito del Karate
insegnati dal Maestro
Funakoshi
Gichin
sono:
1. Il
Karate comincia e finisce col saluto. Karate Do wa rei ni hajimari, rei ni owaru koto wo
wasuruna
2.
Il
Karate è mai attaccare per primi. Karate ni sente nashi
3. Il
Karate è rettitudine, riconoscenza, perseguire la via
della giustizia. Karate wa gi no tasuke
4. Il
Karate è prima di tutto capire se stessi e poi gli altri. Mazu jiko wo shire, shikoshite tao wo shire
5. Nel
Karate lo spirito viene prima; la tecnica è il fine
ultimo. Gijutsu yori shinjutsu
6. Il
Karate è lealtà e spontaneità; sii sempre pronto a
liberare la tua mente. Kokoro wa hanatan koto wo yosu
7. Il
Karate insegna che le avversità ci colpiscono quando si
rinuncia. Wazawai wa getai ni shozu
8. Il
Karate non si vive solo nel dojo. Dojo nomino Karate omou na
9. Il
Karate è per la vita. Karate no shuryo wa issho de aru
10. Lo
spirito del Karate deve ispirare tutte le nostre azioni. Arai-yuru mono wo Karate-ka seyo, soko ni myo-mi ari
11.
Il Karate va tenuto vivo col fuoco dell'anima; è come
l’acqua calda, necessita di calore costante o tornerà
acqua fredda. Karate wa yu no goto shi taezu natsudo wu ataezareba
moto no mizu ki kaeru
12. Il
Karate non è vincere, ma è l'idea di non perdere. Katsu kangae wa motsu na makenu kangae wa hitsuyo
13. La
vittoria giace nella tua abilità di saper distinguere i
punti vulnerabili da quelli invulnerabili. Tekki ni yotte tenka seyo
14. Concentrazione
e rilassamento devono trovare posto al momento giusto;
muoviti e asseconda il tuo avversario. Tattakai wa kyo-jutsu no soju ikan ni ari
15. Mani
e piedi come spade. Hito no te ashi wo ken to omoe
16. Pensare
che tutto il mondo può esserti avversario. Danshi mon wo izureba hyakuman no tekki ari
17. La
guardia ai principianti, la posizione naturale agli
esperti. Kamae wa shoshinsha ni ato wa shizentai
18. Il
kata è perfezione dello stile, la sua applicazione è
altra cosa. Kata wa tadashiku jissen wa betsu mono
19. Come
l'arco, il praticante deve usare contrazione,
espansione, velocità ed analogamente in armonia,
rilassamento, concentrazione, lentezza. Chikara no kyojaku, karada no shinshuku, waza no
kankyu wo wasaruna
20. Fai
tendere lo spirito al livello più alto. Tsune ni shinen kufu seyo
BushiDo La Via del Guerriero
Il
Bushidō (武士道, la via del
guerriero) è un codice di condotta e un modo di vita, analogo al
concetto europeo di Cavalleria, adottato dai guerrieri
giapponesi. In esso sono raccolte le norme di disciplina,
militari e morali che presero forma in Giappone durante gli shogunati di Kamakura (1185-1333) e Muromachi (1336-1573), e che
furono formalmente definite ed applicate nel periodo Tokugawa
(1603 - 1867).
Ispirato ai
principi del Buddhismo e del Confucianesimo adattati alla casta
dei guerrieri, il Bushidō esigeva il rispetto dei valori di
onestà, lealtà, giustizia, pietà, dovere e onore che dovevano
essere perseguiti fino alla morte. Il venir meno a questi
principi causava il disonore del guerriero, che espiava
commettendo il Seppuku, il suicidio rituale.
Successivamente alla restaurazione Meiji (1866), il Bushidō ebbe
come punto fondante il rispetto assoluto dell'autorità
dell'imperatore e divenne uno dei capisaldi del nazionalismo
giapponese. Uno dei principi del Bushidō, l'assoluto disprezzo
per il nemico che si arrende, fu la causa dei trattamenti
brutali e denigranti a cui i giapponesi sottoposero i
prigionieri nel corso della seconda guerra mondiale, mentre la
ricerca della morte onorevole in battaglia, fu la molla che
spinse molti Kamikaze al sacrificio.
Sii scrupolosamente onesto nei
rapporti con gli altri, credi nella giustizia che proviene non
dalle altre persone ma da te stesso. Il vero Samurai non ha
incertezze sulla questione dell'onestà e della giustizia. Vi è
solo ciò che è giusto e ciò che è sbagliato.
Yu Eroico Coraggio
Elevati al di sopra delle masse
che hanno paura di agire, nascondersi come una tartaruga nel
guscio non è vivere. Un Samurai deve possedere un eroico
coraggio, ciò è assolutamente rischioso e pericoloso, ciò
significa vivere in modo completo, pieno, meraviglioso. L'eroico
coraggio non è cieco ma intelligente e forte.
Jin Compassione
L'intenso addestramento rende il
samurai svelto e forte. È diverso dagli altri, egli acquisisce
un potere che deve essere utilizzato per il bene comune.
Possiede compassione, coglie ogni opportunità di essere d'aiuto
ai propri simili e se l'opportunità non si presenta egli fa di
tutto per trovarne una.
Rei
Gentile Cortesia
I Samurai non hanno motivi per
comportarsi in maniera crudele, non hanno bisogno di mostrare la
propria forza. Un Samurai è gentile anche con i nemici. Senza
tale dimostrazione di rispetto esteriore un uomo è poco più di
un animale. Il Samurai è rispettato non solo per la sua forza in
battaglia ma anche per come interagisce con gli altri uomini.
Makoto
o 信 Shin
Completa Sincerità
Quando un Samurai esprime
l'intenzione di compiere un'azione, questa è praticamente già
compiuta, nulla gli impedirà di portare a termine l'intenzione
espressa. Egli non ha bisogno né di "dare la parola" né di
promettere. Parlare e agire sono la medesima cosa.
Meiyo
Onore
Vi è un solo giudice dell'onore
del Samurai: lui stesso. Le decisioni che prendi e le azioni che
ne conseguono sono un riflesso di ciò che sei in realtà. Non
puoi nasconderti da te stesso.
Chugi
Dovere e Lealtà
Per il Samurai compiere un'azione
o esprimere qualcosa equivale a diventarne proprietario. Egli ne
assume la piena responsabilità, anche per ciò che ne consegue.
Il Samurai è immensamente leale verso coloro di cui si prende
cura. Egli resta fieramente fedele a coloro di cui è
responsabile.